Walter Sabatini Show al Social Football Summit: una chiacchierata ad ampio respiro, tra digital, social e passione per il calcio: «Sono un uomo della carta, annuso libri e giornali prima di leggerli. Spero che la carta sopravviva a tutte le altre forme di comunicazione. Non c’è nulla di più bello che aprire un libro e sentirne l’odore».
Pochi hashtag e telefonini per il coordinatore tecnico di Bologna e Montreal Impact: «La storia non è una comunicazione asfittica di esclamazioni e cuoricini. Ne ricevo anche io, da tifosi e tifose, ma non partecipo molto a questo tipo di scambio .
Idee chiare, sui nuovi fronti della comunicazione calcistica e sul futuro del calcio: «Il calcio è immortale, non finirà mai. Nasce ovunque, in qualsiasi spazio rimbalzi una palla ci sarà un bambino che la calcerà. È dentro di noi, non esistono ostacoli che possano arrestarlo. Per continuare a sperare in una crescita dello sport è necessaria una stretta collaborazione con la politica. Per quale motivo a Frosinone sono riusciti a fare lo stadio in un anno, mentre a Roma, città con tre milioni e mezzo di abitanti, non si riesce? Serve coesione».
Direttore sportivo di talento e scopritore di talenti, Sabatini rivela un aneddoto su Pastore: «Quando lo vidi giocare con l’Huracan pensavo fosse uno scherzo, aveva un talento incredibile. Sono stato un mese in Argentina per riuscire a portarlo in Italia. Quando Javier arrivò in ritiro con il Palermo, bastarono solo cinque minuti di partita per farci capire quale fosse il suo vero talento: stop, tunnel di esterno e palla profonda con l’altro piede per Miccoli, tiro e gol. Zamparini, uomo coriaceo e duro, iniziò a piangere a dirotto per l’emozione, fu una cosa davvero imbarazzante».
In chiusura, un apprezzamento a Roberto Mancini, ct degli azzurri: «Con il suo carisma è riuscito a riaccendere l’amore delle persone nei confronti della Nazionale. Ha reso orgoglioso un popolo stanco».