Fiba esports

Basket (virtuale), al via il FIBA Esports Open 2020

La Federazione Internazionale di Pallacanestro (FIBA) ha annunciato la prima competizione di esports per nazionali: dal 19 al 21 giugno si terrà il FIBA Esports Open 2020.

Ogni team sarà composto da sette players che si affronteranno sui parquet virtuali di NBA 2k20, simulazione sportiva che conta milioni di videogiocatori, utilizzando la modalità di gioco online Pro-Am.

Diciassette le nazionali partecipanti: Argentina, Australia, Austria, Brasile, Cipro, IndonesiaItalia, Lettonia, Libano, Lituania, Nuova Zelanda, Filippine, Russia, Arabia Saudita, Spagna, Svizzera e Ucraina.

L’intera serie FIBA Esports Open 2020 sarà prodotta dal nuovissimo FIBA Esports Studio situato a Riga, Lettonia, con uno show giornaliero di quattro ore per un massimo di sei partite. Le partite saranno trasmesse in live-streaming sui canali Facebook, Twitch e YouTube di FIBA.

NBADisney

NBA, a Disney World riparte la corsa all’anello

La NBA ripartirà il 31 luglio in Florida: l’ESPN Wide World of Sports Complex di Orlando ospiterà tutte le partite della regular season e dei playoff, la data della eventuale gara sette delle Finals è stata fissata il 12 ottobre.

Saranno 22 le franchigie che si riuniranno ad Orlando per la ripresa e non sarà possibile convocare più di 35 tesserati per team: Lakers, ClippersNuggets, JazzThunder, RocketsMavs, Grizzlies, Trailblazers, HornetsKings, SpursSuns a Ovest; BucksRaptors, Celtics, HeatPacers, SixersNets, Magic e Wizards a Est.

Sono state ammesse all’inedita fase le squadre attualmente qualificate ai playoff e quelle distanti non più di sei partite all’ottavo posto, ultima piazza che permette l’accesso alla fase finale. Per le altre stagione chiusa.

Biligha

Paul Biligha: una laurea per l’Africa

Nel suo ultimo numero Sportweek ha dedicato una lunga intervista a Paul Biligha, centro di Olimpia Milano e della Nazionale italiana di basket. Neolaureatosi in Agraria, si è raccontato senza remore e soffermato sullo scopo dei suoi studi universitari.

Laurea in Agraria, dunque.

«In Scienze e Tecnologia Applicate, sezione Agraria. Relatore il professor Bettini, ho dato una tesi sulle energie rinnovabili nella zona subsahariana. È la terra dei miei genitori, camerunesi, anche se io sono nato a Perugia. Quello delle energie rinnovabili in Africa è un tema che sento molto: il futuro del Continente passa anche da questo. Per produrre energia elettrica e cucinare, oggi in Africa si continua a bruciare legno e a usare  bombole di gas propano, con tutti i rischi connessi: aumento dell’inquinamento e pericolo di  scoppi e incendi. La sola energia rinnovabile alla quale si attinge è data dalle turbine d’acqua, ma l’acqua in quelle zone è un bene prezioso e dunque, per preservarne  le riserve, in molte città si taglia la luce per alcune ore al giorno. Sfruttare il sole, il vento, l’energia geotermica per la costruzione degli edifici, consentirebbe di risolvere questi  problemi. Questo è stato l’argomento della mia tesi; questo è il  settore nel quale vorrei lavorare in futuro». 

In Africa

«In Camerun. Sono e mi sento italiano, ma non dimentico le mie origini. Nei prossimi anni mi concentrerò a sviluppare i miei studi attraverso una serie  di Master, e a fine carriera potrei trasferirmi in Africa. Ma non è una cosa che si improvvisa, è necessario un progetto». 


Fonte: Sportweek / gazzetta.it

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The Last Dance: ascolti record

Si sa, le certezze a questo mondo sono molto poche, una di queste però è il fascino dell’icona Michael Jordan che non accenna a diminuire, anzi.

Numeri impressionanti per la serata d’esordio di The Last Dance, documentario in dieci episodi trasmesso e prodotto da Netflix ed Espn, con 6,1 milioni di spettatori, di cui 3,5 milioni nella fascia d’età 18-49 anni.

La docuserie al sesto episodio è ormai oltre il giro boa, e ha superato del 62% il miglior esordio precedente di un documentario trasmesso sulla nota rete sportiva americana. I due episodi della scorsa domenica, contenenti il tributo a Kobe Bryant hanno registrato una media di ascolto di 5.5 milioni.

Il successo di The Last Dance ci dice His Airness continua più forte di qualunque avversario: anche del tempo.

BASKET NAPOLI

Basket, 26 aprile 1970: la Coppa delle Coppe a Napoli

Una favola a spicchi azzurri.

Paolo Bartezzaghi, dalle pagine di Gazzetta dello Sport, la fa raccontare a Tonino Zorzi, il coach artefice di quella impresa dal sapore epico: «La finale è stata una festa incredibile. C’erano 12mila persone al palasport e 10mila fuori. Per queste cose i napoletani sono dei fenomeni. Ricordo un acrobata attaccato all’unico finestrone in alto che scandiva il punteggio. E poi la festa al Grand Hotel Excelsiòr, con l’accento sulla “o”, come dicono là. Il giorno dopo andai a Roma per un corteo di studenti: volevano il quarto anno di Isef». Tonino Zorzi, goriziano doc, ancora oggi ha Napoli nel cuore.

Splendido, poi, il ricordo di Mario Canfora sempre dalla Rosea: «un biglietto di tribuna costava mille lire esatte, come 9 euro di oggi. Averlo tra le mani, quel 26 aprile 1970, era un pass per la storia. C’era la gara di ritorno della finale di Coppa delle Coppe tra Fides Partenope Napoli e i francesi del Vichy, vittoriosi di quattro punti all’andata. […] Circolavano tanti soldi, a quei tempi. Arrivavano tutti dal nord, dal patrimonio di Giovanni Borghi, un milanese che aveva fondato la Ignis, noto marchio di elettrodomestici. Oltre a coach Zorzi arrivarono Gavagnin, Maggetti, Flaborea, Vitali, Bufalini e l’immenso Jim Williams: tutti pagati da Borghi, che sulle maglie inserì subito la sponsorizzazione Ignis Sud. Fu la prima Napoli innamorata dei canestri».

Questo il roster protagonista di un’impresa che non fu soltanto storia ma poesia: Manfredo Fucile, Giovanni Gavagnin, Remo Maggetti, Sauro Bufalini, Antonio e Vincenzo Errico, Leonardo Coen Cagli, Renato Abbate, Francesco Ovi,  Jim Williams, Miles Ajken e Carlos Alberto D’Aquila.