Giornalista. Per undici anni la sua casacca è stata quella, gloriosa, del Genoa Cricket and Football Club: nel club ligure è stata baluardo dell’area comunicazione, ricoprendo, in particolare, il ruolo di social media manager.
Passione e competenze: se il Grifone, negli ultimi anni, si è distinto per una comunicazione social di qualità molti dei meriti sono di Danila Bavastro. Lo sanno bene gli addetti ai lavori, come i suoi studenti della Sport Business Academy (SBA).
Ospitiamo, nel nostro blog, alcune sue riflessioni sull’evoluzione della figura professionale dell’addetto stampa sportivo: un’intervista rilasciata proprio alla SBA pochi giorni prima del Social Football Summit a cui ha partecipato moderando il panel “Empowerment e calcio femminile: step forward”.
Siamo contenti di condividerle: la Sport Business Academy è nostro partner e Danila – oltre che stimata communication specialist – è collegamica con cui, spesso, ci confrontiamo sui temi caldi della nostra professione nel modo che a noi piace: sportivo e appassionato.
Buona lettura!
Addetto stampa sportivo 4.0: come si sta evolvendo questa figura professionale e in quale direzione sta andando?
Come per tutte le attività che riguardano, a vario titolo, la professione giornalistica anche il ruolo dell’addetto stampa è molto mutato negli ultimi anni; all’orizzonte, inoltre, già s’intravedono nuovi metodi e strumenti che renderanno ancora più profondo tale cambiamento.
Questo processo dovrebbe essere vissuto, dagli addetti ai lavori, come una sfida per un costante miglioramento della propria professionalità. La figura dell’addetto stampa sportivo è in continua evoluzione: è, oggi, un professionista multitasking che deve sapersi destreggiare non soltanto nella comunicazione tradizionale, ma anche in quella relativa al web, a new media (podcast, video) e ai social media.
Quali sono le competenze che saranno necessarie nell’immediato futuro per diventare addetto stampa sportivo?
L’addetto stampa deve avere competenze a 360 gradi nell’ambito della comunicazione. C’è tuttavia un aspetto che mi preme sottolineare: spesso le nuove generazioni si formano e sviluppano le proprie competenze soltanto nel campo dei nuovi mezzi di comunicazione. Questa tendenza porta, quasi sempre, all’elaborazione di testi brevi e di rapida pubblicazione (adatti ai new e ai social media) ma contemporaneamente determina una oggettiva nella redazione di testi più approfonditi e argomentati. Credo sia necessario invece ripartire dalla base. Un buon addetto stampa deve essere, anzitutto, un buon giornalista: avere l’occhio giusto per riconoscere che cosa è una notizia e cosa no, saperla verificare e controllare, comunicarla nel modo corretto scegliendo la migliore piattaforma disponibile, saper lavorare contro il tempo rispettando termini di chiusura e di consegna. Se si riesce a fare tutto questo – ed ecco perché è sempre positiva un’esperienza in una redazione vera, gerarchicamente strutturata, prima di intraprendere questa carriera – avrà più facilità a destreggiarsi anche con i nuovi mezzi di comunicazione.
Venendo più specificatamente alle competenze, queste devono essere il più eterogenee possibili. Se vogliamo lavorare nel calcio, ad esempio, non basta sapere tutto del mondo del pallone. Sarà necessario, infatti, saper affrontare tematiche strettamente economiche, giuridiche, politiche, sociali.
Le regole principali da seguire per l’attività di ufficio stampa sportivo.
Dal punto di vista deontologico sono due i testi che terrei in considerazioni. Il primo è il Testo Unico dei doveri del giornalista, specificatamente nella parte in cui dettaglia i doveri in tema di informazione sportiva. Qui è compreso il divieto di utilizzare immagini violente o aggressive, di favorire atteggiamenti che possano portare ad incidenti e l’invito ad un utilizzare un linguaggio consono, dissociandosi immediatamente da atteggiamenti minacciosi o scorretti che possono insorgere all’improvviso, portati anche da terze parti.
Il secondo testo invece non riguarda direttamente l’informazione sportiva: si tratta della legge 150/200 che regola l’attività di comunicazione e informazione da parte delle pubbliche amministrazioni. All’interno di questa disposizione legislativa sono individuate e differenziate le varie figure professionali (il portavoce, il capo ufficio stampa, l’ufficio stampa, l’ufficio per le relazioni con il pubblico) e le diverse, relative competenze. E viene anche specificato che, nonostante l’appartenenza a una pubblica amministrazione, il giornalista (che deve essere necessariamente iscritto all’Ordine) deve mantenere trasparenza e correttezza dell’informazione. Tutto questo vale appunto per le pubbliche amministrazioni, ma credo che anche chi lavora in una società sportiva dovrebbe seguire questi dettami: tentare di nascondere una notizia o di manipolarla, come purtroppo a volte avviene, non sortisce effetti positivi nel lungo periodo neanche per lo stesso club e mina la credibilità futura dell’addetto stampa.
Ancora, un altro testo a cui fare riferimento è la legge 69 del 1963, che istituisce l’Ordine dei Giornalisti, e in particolare l’articolo 2: «È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori».